Il fenomeno del pellegrinaggio, legato ai luoghi di fede cristiana, prese il via spontaneamente nel corso del IV – V sec., ma si sviluppò con l’aumento della devozione e della venerazione delle reliquie soprattutto dall’VIII sec.
Analizzando la devozione e la religiosità popolare appaiono figure di pellegrini che si recavano verso i Loca Sancta, su cui Dante pone l’accento nella “Vita Nova” indicando come categorie di penitenti i:
- “Romei” (ovvero coloro che si recavano sulle tombe dei Santi Pietro e Paolo nella Città sede del Primato Petrino);
- “Jacobei” (ovvero chi compiva il Camino a Santiago de Compostela);
- “Palmieri” (ovvero coloro diretti ai luoghi cristici), per riportare la palma di Gerico.
Chi si faceva pellegrino e perché? Impossibile definirlo univocamente, perché si rischia di perdere di vista il suo aspetto di spontaneità e ricchezza di vita che trabocca da esso.
Il pellegrino prima di tutto è un essere che viaggia da solo o in gruppo.
È cosciente che andrà lungo una strada che non è quella di tutti i giorni e che il viaggio costituirà una rottura, rispetto alla sua vita quotidiana. Il distacco e i sacrifici fisici e morali, amplieranno il suo sguardo di là dall’orizzonte familiare.
Il terzo elemento è la meta, il luogo santo verso cui è diretto. Vi percepisce una ricchezza spirituale raggiungibile soltanto lì, vicino ai santi e a Dio. Così appaga la “sete”.
Nel corso dei secoli la storia ci dice che le motivazioni furono tante, come quella di farlo per ricevere grazie particolari. Oppure per la necessità di espiare pene per gravi colpe (come omicidio, sacrilegio, incesto) e potevano durare anche tutta la vita. A volte costituì un valore sostitutivo della pena di morte e andava compiuto con ceppi e catene, o avendo qualche segno distintivo permanente, come il marchio sulla pelle. In altri casi lo si faceva al posto di altri.
Prima della partenza il pellegrino, informato sui pericoli, verificava la sua salute fisica. S’informava sul tragitto da compiere, sui tempi di percorrenza, sulla stagione migliore; dettava testamento (i beni restavano sotto la protezione della Chiesa) e chiedeva (più di frequente uomo, raramente donna) il permesso al coniuge e al padre spirituale, si confessava e si comunicava.
La consegna della bisaccia e del bastone spesso era un vero e proprio rito da svolgersi davanti all’altare.
Naturalmente la motivazione che spingeva la maggior parte di loro a incamminarsi era religiosa e traeva la forza dal senso della:
- memoria dettato dal compiere un gesto che riconduceva all’avvenimento di Cristo nella storia (che è la propria origine);
- penitenza, cioè un atto con il quale si voleva ripercorrere all’indietro il cammino che lo aveva allontanato da quella origine ;
- devozione, per andare a incontrare un “segno” di conferma di ciò che sta accadendo nella propria vita di cristiano, pur piena di mancanze e infedeltà.
Il pellegrino, giunto alla meta, acquistava ricordi per sé e per portarli indietro alla sua famiglia, erano dei veri trofei di un gesto, così si tornava: da Gerusalemme con un po’ di terra del Golgota, la palma di Gerico, l’acqua del fiume Giordano; da Santiago de Compostela con la conchiglia; da Roma con un’immaginetta metallica dei SS. Pietro e Paolo – chiamata quadrangulae – o quello della Veronica, piccole ampolle con olio che ardeva presso le tombe dei martiri, piccoli pezzi di lino che erano stati messi a contatto con le reliquie del santo o, ancora, chiavi decussate.
J. CHÈLINI- H. BRANTHOMME, Le vie di Dio. Storia dei pellegrinaggi cristiani dalle origini al medioevo, Jaka Book, Albairate (MI), 2004, p. XXII
I simboli del pellegrino
Nella città di Roma:
- medaglie con l’effige di S. Pietro e S. Paolo in metallo (di solito piombo) – Fig. 1;
- quadrangola – Fig. 2;
- chiavi incrociate di S. Pietro – Fig. 3;
- veronica (telo impregnato del sangue e sudore di Gesù su cui era rimasta l’impronta del volto) – Fig. 4.
Nella città di Gerusalemme in Terra Santa:
- piccole croci – Fig. 5;
- ramo d’ulivo o di palma di Gerico – Fig. 6.
Nella città di Santiago de Compostela:
- capasanta o conchiglia di San Giacomo – Fig. 7.
I pellegrini che dovevano scontare una penitenza grave, poichè grandi peccatori, effettuavano il loro pellegrinare per migliaia di chilometri con lunghe catene appese o scalzi con grandi sofferenze fisiche che servivano come pena da espiare per curare i loro peccati e liberare le proprie anime.